Breve compendio a cura di Alessandro Marchetti
Le Comunità, sin dai loro primordi, hanno sempre sentito la necessità di vivere secondo regole e per farle rispettare si sono avvalse di alcuni dei propri abitanti, organizzandoli in modi diversi. La storia della Polizia Locale segue di pari passo le trasformazioni della storia italiana.
NELL’ANTICA ROMA
L’ordine urbano nell’antica Roma era affidato, dal 367 a.C. a due Edili Curuli e a due Edili Plebei, eletti annualmente dal comizi tributi e dai comizi plebei, costituivano un Collegio, il Quattorviri.
Ad essi erano affidati sostanzialmente tre compiti: la cura annonae, cioè la cura per l’approvvigionamento alimentare; cura ludorum, ossia l’organizzazione degli spettacoli pubblici; la cura Urbis, ossia la sorveglianza delle strade, dei negozi, dei bagni pubblici, delle osterie, dei mercati e dei prezzi. Gli edili curuli dovevano inoltre controllare e reprimere con arresti e multe anche altri fenomeni presenti in città: prostituzione, bigamia, relazioni extraconiugali, ma pure usura, gioco d’azzardo e truffe. Frequenti erano poi le controversie nei mercati e i battibecchi tra acquirenti e venditori tanto che, all’inizio del loro anno di carica, gli edili emanavano un editto con l’elenco dei regolamenti che avrebbero applicato.
Ma è con l’Imperatore Ottaviano, nel 13 a.C. che vengono istituite le Cohortes Urbanae, svolgevano servizio di polizia all’interno della città di Roma, come scrive Svetonio: esse sono “la guardia dell’Urbe” così come le pretorie “la guardia dell’imperatore”.
Il numero dei componenti varierà secondo gli imperatori, da 600 fino a 1500 soldati.
Il comando era di competenza del Praefectus Urbs (carica era di natura civile), ma dal II secolo il controllo passa al prefetto del pretorio.
La provenienza etnica di queste coorti era costituita per la quasi totalità da soldati di origine Italica.
DAL MEDIOEVO ALL’ITALIA DEI COMUNI, DEI DUCATI E DEI REGNI
Come tutti ben sappiamo l’Italia, intesa come unico Stato risale al 1861. Dalla fine dell’Impero romano sino a tale data è stata oggetto di conquiste o suddivisioni in Comuni, Ducati, Regni, nei quali, vedremo, se e quale fu il ruolo assegnato alle polizie locali.
Alcuni fenomeni tipici dei primi secoli del Medioevo, come il crollo demografico, la deurbanizzazione, il declino del potere centralizzato, le invasioni e le migrazioni di massa delle tribù, non contribuirono certamente alla formazione di istituzioni locali di polizia.
I numerosi Comuni hanno amministrazioni parlamentari e sentono il bisogno di istituire vere e proprie milizie, con tutti i poteri sul territorio di loro giurisdizione, rinasce la necessità di istituire servizi di polizia urbana.
L’incremento demografico dell’anno Mille portò alla formazione di nuovi centri urbani e alla rinascita di quelli esistenti. Così, la città tornava a essere, come nell’antichità, il centro propulsore della società civile. Successivamente i Comuni, dilaniati da lotte intestine, saranno assorbiti o si trasformeranno in Regni o Ducati.
Ed è infatti proprio in questo periodo che nasce in molti Comuni la figura del Bargello, un ufficiale preposto ai servizi di polizia.
REPUBBLICA DI VENEZIA
La Repubblica di Venezia diventa un ducato autonomo dall’Impero bizantino nel 840 d.C. e termina la sua storia nel 1797 grazie all’invasione di Napoleone Bonaparte, finendo annessa all’Impero Austro-ungarico.
Nel 1274 venne istituito il “Collegio dei Signori della notte”, con funzioni di vigilanza notturna per contrastare fenomeni di criminalità e di prostituzione
(Fonte: Rivista di Giurisprudenza ed Economia d’Azienda, Edizioni 7-2010 Di AA. VV.)
A partire dal 1544 vennero creati i Signori della Notte al Civìl, cui vennero trasferite parte delle competenze dell’apparato criminale: applicazione di sentenze straniere, vendite di pegni, il bando per criminali e indesiderati, sostituzione di tutte quelle magistrature che non operavano durante i giorni festivi. Queste figure erano Magistrati ma con compiti di polizia e sorveglianza del territorio.
DUCATO DI SAVOIA, REGNO DI SARDEGNA
Nel 1360 a Torino, per opera di Amedeo VI nel Ducato di Savoia vennero istituiti i Cavalieri dell’Ordine con funzioni prettamente urbane e di vigilanza delle carceri, che nel corso dei secoli successivi assunsero vari nominativi tra i quali quello di Cavalieri dell’Urbe (1450), Guardie del Vicariato e poi Guardie Civiche.
Nel 1600 vengono istituiti i Cavalieri di Giustizia e nel 1679 trasformati in Cavalieri politici, sempre con compiti di polizia urbana ma stipendiati dal Comune.
Nel 1724 con uno speciale editto, re Vittorio Amedeo II prescrive che venga istituito a Torino il Corpo delle Guardie del Vicariato.
Il 12 novembre 1791, re Vittorio Amedeo III scioglie il corpo delle Guardie del Vicariato istituendo le Guardie Civiche che resteranno tali sino (ed oltre) il Regno d’Italia.
(Fonte: http://www.comune.torino.it/cultura/biblioteche/iniziative_mostre/mostre/vigili/ottocento.shtml )
Nella città di Aosta, di cultura savoiarda, è comprovata la costituzione delle “Guardie comunali“, a far data dal 1776, destinate a costituire il primo nucleo originario della moderna Polizia dei Comuni. (Fonte: Rivista di Giurisprudenza ed Economia d’Azienda, Edizioni 7-2010 Di AA. VV.)
Prima del 1836 le Guardie Civiche di Sassari non erano che tre sole. A tenore del Regio Editto dell’anno anzidetto, si aumentò per Sassari il numero, a quattro guardie ed un Sergente. 1837 (gennaio) – il Municipio espone al vicerè la difficoltà che si ha in Sassari di trovare Guardie Civiche che abbiano i requisiti richiesti da suddetto Editto; confessa di non averne che due sole, e domanda l’autorizzazione di poter scegliere le altre dal Corpo degli Invalidi.
1858 a Sassari si vara il primo regolamento di Polizia Urbana. Nel Corpo delle guardie civiche trovano posto, e lo manterranno per molti decenni (praticamente sino ai nostri tempi), anche i pompieri e gli uomini della polizia rurale.
(Fonte: http://settori.comune.sassari.it/index.php/ita/Settori-e-Servizi/Corpo-di-Polizia-Municipale/Storia )
REGNO DI NAPOLI E REGNO DELLE DUE SICILIE
Il 15 maggio 1806 vennero istituite le Guardie civiche provinciali, poi abolite nel 1827 con il R.D. del 7 febbraio 1827
Con il R.D. del 7 aprile 1827 vennero istituite provvisoriamente le Guardie Comunali
Con il Regio Decreto 1648 del 24 novembre 1827, venne definitivamente istituita la Guardia Urbana, che prese il posto dei precedenti corpi delle Guardie Comunali e delle Guardie Civiche. Il Corpo fu istituito in tutti i comuni del Regno, fatta eccezione per i capoluoghi di provincia e di distretto; i comuni di Santa Maria di Capua, Lucera e Trani in quanto sedi di tribunali; le piazze militari.
(Fonte Bollettino delle legge e decreti del Regno delle Due Sicilie)
GRANDUCATO DI TOSCANA
Il 6 febbraio del 1814 a Prato venne fondata la “Guardia Urbana” attorno al nobile Vannozzo Buonamici, che ne divenne il Comandante. L’obiettivo della Guardia Urbana era garantire il “buon ordine della città”, sorvegliando in particolare le porte ed affiancando i gabellieri (guardie addette alla riscossione del tributo dai commercianti che portavano all’interno delle mura la merce soggetta al dazio per la vendita).
Nel febbraio del 1831 il Granduca di Toscana, Leopoldo II di Lorena, con un suo motuproprio regolò la formazione delle Guardie Urbane e Locali, prevedendo una divisa, uno stipendio e rendendo professionale quello che fino ad allora era stata un’istituzione volontaria. Nel giugno successivo le guardie volontarie vennero dispensate dal servizio, conservandone i ruoli normali ed individuali presso la Segreteria di Guerra “per memoria del passato”.
(Fonte: http://pm.comune.prato.it/?act=i&fid=2542&id=20080929164927650)
DUCATO DI PARMA E PIACENZA
il 16 giugno del 1821, Maria Luigia Principessa Imperiale ed Arciduchessa d’Austria, Duchessa di Parma e Piacenza firmò la “Risoluzione Sovrana riguardante la Polizia generale dei Ducati” con la quale le funzioni della Polizia Generale si separarono da quelle della Polizia Comunale che diventò così il “Corpo delle Guardie Comunali“. Il Decreto prevedeva che gli incaricati della Polizia Comunale, così come le rispettive Guardie, avrebbero avuto divise differenti da quelle della Polizia Generale. Una disposizione che non ebbe seguito fino al 1832, anno nel quale fu autorizzata la spesa invitando nel contempo “a voler utilizzare un panno di colore più chiaro per distinguere maggiormente la divisa delle Guardie Comunali da quelle dei Dragoni Ducali”. Fin dall’inizio i compiti della Polizia Comunale riguardarono il mantenimento del buon ordine e della quiete pubblica.
Una particolare attenzione fu dedicata al controllo dei forestieri avendo cura che fossero rispettate le scadenze dei “permessi di soggiorno”; la Polizia Comunale aveva il compito di trasmettere ogni giorno alla Direzione Generale una nota di tutti i forestieri entrati ed usciti nonché di quelli che pernottavano in città.
(Fonte: https://www.comune.piacenza.it/temi/sicurezza/poliziamunicipale/altre-informazioni-sulla-pl/storia/storia-del-corpo-di-polizia-municipale-di-iacenza )
Eletto pontefice, Pio IX fu circondato dall’entusiastica aspettativa di riforme in senso liberale da parte di tutte le popolazioni del suo Stato.
Il 5 luglio 1847 si autorizzò la creazione della Guardia Civica a Roma, e il 30 luglio in tutto lo Stato pontificio.
La divisa della Guardia Civica. Completa di elmo, cinturone, sciabola, fascia e spalline. La croce tricolore cucita sul petto la fa risalire ai primi mesi del 1848, ai tempi della prima fase della Prima guerra di Indipendenza e dell’entusiasmo per Pio IX quale possibile artefice del processo di unificazione italiana.
La Guardia Civica ebbe un ruolo importante nei moti del 1848 di Roma al fianco dei Repubblicani e sebbene si tenda a ritenerla per questo più uno strumento militare dei rivoluzionari, va detto che autorevoli fonti dell’epoca evidenziano come invece fosse stata in gran parte formata da “soldati di polizia” (“Cenni sulla Guardia civica pontificia”, testo di Giovanni Durando del 1848 – Books google )
DAL REGNO D’ITALIA ALLA REPUBBLICA ITALIANA
Con il Regno d’Italia i Comuni, prendendo spunto dalle precedenti norme del Regno di Sardegna, cominciarono sin da subito ad istituire propri Corpi delle Guardie Municipali attribuendo loro funzioni di Pubblica Sicurezza (Art. 133 L. 13.11.1859 n. 3720).
La costituzione, denominazione, storia, regolamenti dei Corpi di Polizia Locale varia dunque di Comune in Comune prendendo spunto, stavolta, da un’unica fonte normativa nazionale.
Roma, ad esempio, annessa all’Italia 10 anni dopo dalla costituzione del Regno, istituirà il Corpo delle Guardie di Città il 19 luglio 1871. Nel gennaio 1910 il Consiglio Comunale smilitarizza il Corpo e gli assegna il nuovo nome, diventa “Corpo delle Guardie Municipali”. Il 16 luglio 1920 il Consiglio Comunale approva un nuovo regolamento del Corpo, che assume la denominazione di Corpo dei Vigili Urbani. Il 22 dicembre 1925 il Corpo viene disciolto e trasformato nel Corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza per i Servizi Metropolitani sotto il controllo diretto del Questore e dello Stato. Il 19 ottobre 1945 viene ricostituito il Corpo dei Vigili Urbani. Dopo la approvazione della legge 65/1986, legge quadro sulla Polizia Municipale, assumerà la denominazione di Corpo della Polizia Municipale e, dopo l’approvazione della Legge Regione Lazio 1/2005 il nominativo di Corpo della Polizia Locale. Infine con la trasformazione del Comune di Roma in Roma Capitale, diventerà Corpo della Polizia Roma Capitale.
Durante la seconda guerra mondiale tutta la Polizia Locale italiana si distinse sin dal 1943 contro l’invasione tedesca, nell’assistenza alle popolazioni e al fianco della Resistenza, piangendo purtroppo i propri caduti.
Ecco alcuni episodi tra i più conosciuti.
BARLETTA – 12 settembre 1943 –
I tedeschi entrarono a Barletta con 400 uomini della divisione “Goering” ed un reparto di SS, guidate dal capitano Brunn. Bisognava riportare ordine e per farlo occorreva un esempio. Un manipolo di soldati tedeschi fu incaricato di scovare i responsabili della morte dei due di Piazza Roma. In tre si recarono presso l’Ufficio Centrale dei Vigili, probabilmente convinti che li’ qualcuno conoscesse i nomi di colpevoli dell’agguato ai tedeschi del giorno precedente. Non tutti in Italia dopo l’8 settembre erano rimasti a casa. Il maresciallo dei vigili, Francesco Capuano, prima che i tre tedeschi facessero il loro ingresso, ordino’ ai suoi uomini di liberarsi delle pistole di ordinanza per evitare qualsiasi rappresaglia. Con loro ci sono pure due netturbini rifugiatisi nell’ufficio… I Vigili Urbani pagheranno con la vita il loro senso del dovere… (la prova che furono eroi e non vittime casuali ce la da il T. Colonnello Luigi Geronazzo Comandante della Legione Territoriale dei Carabinieri Reali di Bari – Gruppo di Bari con la nota N. 75/49 di prot. Segreto Bari 14 settembre 1943: “Fucilate dodici guardie municipali uno spazzino et un inserviente comune che opponevansi invasori….”) Vengono messi contro il muro dell’edificio che ospita la direzione delle Poste. Nell’ordine da sinistra ci sono i vigili Antonio Falconetti, Pasquale Del Re, Luigi Gallo, Vincenzo Paolillo, Gioacchino Torre (assunto quaranta giorni prima), gli spazzini Luigi Jurillo e Nicola Cassatella e poi ancora i vigili Pasquale Guaglione, Michele Spera, Francesco Gazia, Sabino Monteverde, Michele Forte e Francesco Falconetti. Il maresciallo lo lasciano andare… Venne scattata la foto documentale, quindi fu sparata la prima raffica di colpi. Feriti in modo piu’ o meno grave, i tredici martiri, si strinsero l’uno all’altro per cercare una futile protezione. La seconda raffica di colpi, pero’, non lascio’ nessun superstite. Almeno in apparenza. Sotto il cumulo di cadaveri, infatti, il giovane vigile urbano aggiunto Francesco Paolo Falconetti, era ancora vivo. Ad accorgersene fu una donna, Addolorata Sardella, che aiutata da altre persone riusci’ a portare al sicuro il ferito… I segni di quell’infausto giorno sono ancora visibili, nel muro sinistro dell’Ufficio Postale. I buchi lasciati dai proiettili, non sono mai stati ricoperti in perenne ricordo di quel tragico avvenimento. (fonti: “8 settembre 1943 – L’armistizio a Barletta” di Maria Tarantino Grasso; Fonte: La Resistenza di un soldato Da Barletta allo Stalag 367 Diario del Colonnello Grasso (a cura di Maria Grasso Tarantino); “Famiglia Cristiana” n. 44 dell’11 novembre 1973)
GENOVA 1943-1945
– Nel 1943 i poliziotti locali genovesi cominciarono ad organizzarsi in riunioni clandestine, a guidarli era il brigadiere Gianni Olivari. Nasceva così la Resistenza del Corpo, poi organizzata nelle brigate partigiane.
Quel 25 aprile 1945…. Nelle prime ore del mattino del 24 aprile del 1945, nel giorno dell’insurrezione di Genova contro il nazifascismo, alcuni Vigili Urbani della Sezione della Maddalena, appartenenti ad una brigata SAP, squadre di azione patriottica, aprirono il portone di Palazzo Tursi e distribuirono le armi accumulate nei mesi precedenti, dando il via, insieme ad altre parti della città, alla rivolta.
Pochi minuti dopo, faceva il suo ingresso a Palazzo Tursi, accompagnato da una squadra di vigili urbani capitanata dal commissario Viola, Vannuccio Faralli. Il comandante partigiano, in nome del CLN, depose il podestà Segoni, rappresentante dell’amministrazione fascista e organizzò, sui gradini dello scalone di Palazzo Tursi, il primo consiglio comunale di Genova libera, che lo elesse sindaco della Liberazione.
FONTE:
FIRENZE – 1944 –
– il Maresciallo dei Vigili Urbani Pietro Stefanini, fucilato il 3 agosto 1944 dai tedeschi assieme alla moglie Dina per aver favorito, approfittando del suo ruolo, i partigiani della Brigata Sinigallia;
– il brigadiere dei Vigili Urbani, Attilio Mazzoni, perde la vita durante l’incursione aerea dell’11 marzo 1944 nel viale Belfiore, mentre si stava recando a prestare i primi soccorsi alla popolazione;
– il vigile Guido Pescini, ucciso da una mitragliatrice tedesca in via del Ponte alle Mosse mentre portava assistenza ai cittadini del rione rimasti isolati.
– Nei giorni che precedettero la liberazione di Firenze, i vigili collaborarono con i partigiani portando soccorso, procacciando acqua e viveri, ma soprattutto approntando la linea telefonica e la staffetta attraverso il Corridoio vasariano, permettendo cosi’ il collegamento con gli alleati in Oltrarno, e presidiando costantemente Palazzo Vecchio quale centro strategico. Dal 12 agosto il Comitato di Liberazione Nazionale dispose che il centro storico fosse presidiato dai vigili con il compito di impedire la circolazione di soggetti armati.
SIENA – 1944
Dalla fine di giugno 1944 i vigili urbani cooperano con il Raggruppamento di partigiani (Guardia civica) costituendo in realta’, con la motivazione del mantenimento dell’ordine pubblico, una forza armata antinazista, in una citta’ completamente controllata dai tedeschi.
MILANO – “Piazza della Scala – 26 aprile 1945 –
Squadre di vigili urbani appartenenti alla 113a Brigata Garibaldi Sap inseguono e bloccano un autoblindo e quattro autocarri carichi di fascisti della X Mas. Nella sparatoria viene colpito un vigile. I fascisti verranno piu’ tardi condotti in prefettura e consegnati al prefetto Riccardo Lombardi.”
(fonte: fondazione istituto per la storia dell’eta’ contemporanea – isec – onlus )
FIUME (Rijeka) – 3 maggio 1945 – Una testimonianza … possiamo leggerla nelle pagine dell'”Avanti”, nell’edizione di Milano del 15 luglio 1945, “Tito a Fiume”, capoverso “gli italiani padroni della citta’” in cui si afferma che, all’alba del 3 maggio, carabinieri, guardie di finanza e vigili urbani presero possesso della citta’ insieme ad alcuni cittadini. Poche ore piu’ tardi pero’ fecero il loro ingresso le formazioni dell’esercito di Tito che disarmarono nelle ore seguenti i vigili, i carabinieri e le guardie di finanza, i quali, dopo una breve carcerazione, furono inviati nell’interno della Jugoslavia.
ABBAZIA (Grad Opatija) – 8 maggio 1945 –
Jacopacci Ezio, maresciallo dei vigili urbani di Abbazia, ucciso dall’esercito slavo.
ABBAZIA (Grad Opatija) – 27 maggio 1945 –
Scantamburlo Daniele, Vigile urbano di Abbazia, ucciso dall’esercito slavo a Laurana (Lovran).