LE REGIONI IMPEGNINO GOVERNO E ARAN SULLA RIFORMA DELLA POLIZIA LOCALE

Le Regioni, all’interno della Conferenza unificata Stato-Regioni e nell’atto di indirizzo da assegnare all’ARAN, hanno la possibilità di DETERMINARE le scelte del Governo e nella CONTRATTAZIONE. Nel caso della Polizia Locale possono incidere profondamente, da un lato con lo Stato, per la parificazione previdenziale ed assistenziale delle Polizie Locali con le altre Polizie statali, come pure ha sottolineato la necessità il Consiglio d’Europa già nell’ormai lontano 2004 e con la creazione di un’area compartimentale pubblica, dall’altro, nell’immediato, con l’ARAN per la costituzione di un area compartimentale separata ed esclusiva per i lavoratori delle polizie locali.

Ed in questa direzione abbiamo invitato, come Segreteria regionale Sulpl,  il Presidente Zingaretti, i Capigruppo e i Consigliere regionali del Lazio ad intervenire.

Molti pensano ai contratti di lavoro solo come a questioni puramente sindacali e contributivi, dimenticando  invece che i contratti di lavori ci dicono poi chi deve fare cosa, come e quando questa cosa deve essere fatta, determinando cosi in maniera assoluta l’organizzazione e la struttura lavorativa.

Se il Ministero dell’Economia ha accusato in buona sostanza il Comune di Roma dei Sindaci Rutelli, Veltroni ed Alemanno di non aver utilizzato gli istituti del Contratto Nazionale per la gestione della Polizia Locale, ma di averne creati di nuovi,  dovrebbe far riflettere sul fatto che questo Contratto Nazionale “degli Impiegati amministrativi” è inadatto a poter gestire strutture operative di Polizia Locale.

Se il mio contratto di lavoro prevede che i festivi siano lavorati in straordinario o a recupero  SOLO per “particolari esigenze” esclude di fatto l’esistenza di un settore lavorativo che invece i festivi deve lavorarli sempre, a prescindere se le esigenze siano o meno particolari, come lo è la Polizia Locale che, domenica o Capodanno deve comunque lavorare per garantire la sicurezza urbana.

Ci sono poi altri aspetti, se io sono assunto in Polizia Locale, oggi, stando nel Comparto e Contratto di tutti gli impiegati amministrativi posso anche chiedere ed ottenere di andare a lavorare come impiegato all’anagrafe, dunque questo è un problema. Se il Governo decidesse di dare la possibilità ai Comuni di assumere nella Polizia Locale “oltre” i limiti imposti a tutte le altre tipologie lavorative, nulla osterebbe che quella potrebbe costituire una backdoor  per poi facilitare l’accesso ai “raccomandati”  negli altri settori comunali, facendo “sballare” cosi  i limiti di bilancio dei Comuni e lasciando sguarnita la sicurezza locale.

Lo Stato ha bisogno anche degli Enti Locali per gestire la sicurezza urbana, lo fa continuamente ormai dal 2008, dai primi “pacchetti Berlusconi”, nei quali i Sindaci intervengono con ordinanze nell’ambito della prostituzione, del piccolo spaccio, dell’immigrazione clandestina,….. ed ha proseguito di recente con i decreti Minniti. Sindaci che  poi utilizzano per questi controlli, ovviamente, i poliziotti locali che, però, sono organizzati come una macchina amministrativa e non come una struttura di polizia (locale). Insomma, il tipico intreccio burocratico all’italiana, che ha una sola via d’uscita, riconoscere che le Polizie Locali, occupandosi di Safety (la prossimità), siano equiparate alle Polizie Statali, che si occuperanno di Security (la sicurezza statale), continuando a lasciare ai Prefetti e Questori il compito di coordinarle tra loro sul territorio.

Più tardi i politicanti  e i “burocrati ministeriali” arriveranno a queste conclusioni, più tardi i cittadini italiani potranno avere livelli di sicurezza urbana maggiori.

(Il Coordinatore Regionale  Alessandro Marchetti)